“Perché nel sottosuolo si sta scomodi” di Alessandro Sesto

Secondo il filosofo francese René Girard, l’interesse o la passione spontanea per qualcosa o qualcuno sono rari, e si manifestano soprattutto negli individui moralmente più solidi. Per noi rimanenti c’è quello che chiama desiderio mimetico o vanità, cioè desiderare una cosa solo perché è desiderata da altri.

Tra i tanti esempi letterari, Girard porta quello dell’io narrante della “Ricerca del tempo perduto”,  che per comodità identificheremo con Marcel Proust. Proust, osserva Girard, è un campione di desiderio mimetico: tutto ciò che desidera, salvo alcune gioie particolarmente sugose tipo guardare i campanili o riflettere sulla toponimia delle campagne francesi, lo desidera sempre e solo perché gli appare desiderato da altri.  Come scrive lui stesso:  In amore, il nostro fortunato rivale, vale a dire il nostro nemico, è il nostro benefattore. A un essere che stimolava in noi solo un insignificante desiderio fisico egli attribuisce un valore immenso ma che noi confondiamo con lui. Sempre secondo Girard però, nel “Tempo ritrovato”, ultimo volume della “Ricerca del tempo perduto”, Proust si rende conto del carattere mediato e non spontaneo dei suoi desideri, e li condanna per questo. In proposito, Girard cita l’episodio dell’attrice di teatro Berma: Proust da ragazzino desidera vedere l’attrice perché lo scrittore Bergotte, suo idolo, ne parla favorevolmente. Dopo una lunga attesa piena di aspettativa, va a un suo spettacolo, ma ne viene deluso. Capirai la sorpresa, direte, il teatro è il peggio, lo sanno tutti, ma niente: lui non può accettare che Bergotte sbagliasse. Il giorno dopo, però, il Marchese di Norpois, che pure aveva assistito alla recita, gli dice che la Berma è stata eccellente, e così Proust, avendo trovato un altro sponsor, ricostruisce l’evento sovrapponendo al suo ricordo un ricordo immaginario in cui la Berma gli è piaciuta moltissimo. Molti anni dopo, quando è malato e vicino alla morte, comprende che i suoi desideri erano vanità e non desideri reali e vede la realtà, cioè che la Berma era noiosa e stucchevole. Per l’eventuale lettore appassionato di Lynch: non si deve per forza aspettare la morte. Ecco il diagramma del percorso di Proust secondo Girard:

 

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Girard, come detto, ritiene che nel “Tempo ritrovato” Proust guardi a se stesso con maggiore consapevolezza, e sostituisca ai molti desideri mediati che hanno segnato la sua vita quello onesto e spontaneo per la verità e la letteratura.  Potremmo anche pensare però che Proust, non essendo più in condizione di inseguire i piaceri mondani che lo appassionavano, avesse sostituito a quei desideri quello altrettanto mediato di essere ricordato come un grande scrittore e ammirato per il suo genio, e abbia condannato le sue passioni di un tempo solo a questo fine, cioè per raccontare una bella storia, ed essere lodato. Questa interpretazione, che  nega la possibilità di un desiderio non vano e mette la letteratura e la verità sotto allo snobismo e gli amorazzi, mi fa sentire meglio.

Girard2

A complicare il sistema, Girard distingue il caso in cui quello che chiama mediatore, cioè la persona che con le sue scelte ci indica cosa desiderare, sia molto distante da noi, e quello in cui sia invece vicino. Più distante è meglio è, perché non ci contende le cose che desideriamo, e non ci sentiamo sconfitti perché ci è superiore.

Per esempio, Don Chisciotte idolatra il cavaliere Amadigi di Gaula. Amadigi Di Gaula è celebre per avere compiuto alcune classiche imprese cavalleresche, e Don Chisciotte, il quale pure vuole essere un cavaliere, desidera compierne di simili. Don Chisciotte però non può rivaleggiare con Amadigi, che è una figura mitica e irraggiungibile, e quindi non soffre se le sue gesta non sono pari a quelle di lui. Amadigi poi non vive nel mondo di Don Chisciotte, e non gli contende giganti da uccidere o orfanelle da salvare. La situazione, che Girard stesso caratterizza come un triangolo tra: soggetto: Don Chisciotte, mediatore: Amadigi, oggetto desiderato da entrambi: essere ammirati in quanto cavalieri, è tollerabile. Don Chisciotte infatti è un personaggio comico e non tragico e, seppure sia pazzo, è risolto e felice.

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Le cose cambiano se il mediatore e il soggetto sono molto vicini. In questo caso la situazione è insopportabile, perché il soggetto vuole le stesse cose che vuole il mediatore, ma il mediatore non è una figura distante e idealizzata, agisce nel mondo del soggetto, e quindi gliele contende. Se il mediatore desidera ad esempio una persona, anche il soggetto la desidererà, e quindi il mediatore sarà suo rivale in amore. Essendo poi il mediatore comparabile al soggetto, soccombergli è uno smacco inaccettabile. Quindi allo stesso tempo il soggetto ammira e disprezza, odia e ama il mediatore, cerca di superarlo e di sottrargli gli oggetti desiderati ma ne cerca anche l’approvazione, e in generale si comporta come un perfetto imbecille o come chiunque su Twitter o in un romanzo di Dostoevskij, dove infatti, dice Girard, ci si insulta, ci si sputa in viso e, qualche istante dopo, si è ai piedi del nemico, gli si abbracciano le ginocchia. Ecco il triangolo troppo basso.

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Girard è morto nel 2015, quindi non ha potuto applicare il suo discorso agli influencer (mediatore distante), o agli amici che fotografano la carbonara e la mettono su Instagram (mediatore vicino) inducendoci a cucinare e fotografare a nostra volta come tanti imbecilli. Essendo fin troppo facile vedere i meccanismi del desiderio mediato nei social, per una applicazione pratica del suo pensiero sceglieremo un altro caso alla mano più vicino ai suoi interessi: questa stessa digressione.

Cosa mi ha spinto a scriverla? L’onesto piacere di comunicare il pensiero di Girard? Ma può esistere una cosa simile? È facile mettere questo assunto alla prova: se un essere onnisciente, anche celato nell’umile forma di editor, mi avesse assicurato che a nessuno sarebbe piaciuto o addirittura avrebbe letto quello che ho scritto, avrei ugualmente scritto, solo per l’onesto piacere di comunicare il pensiero di Girard? No. Quindi, accantonata questa prima ipotesi, è chiaro che ho scritto perché altri mi hanno dato a intendere che essere uno che scrive è cosa buona, quindi secondo il desiderio altrui e non il mio. Non voglio dire che ogni mio desiderio è vanità, senz’altro provo dei desideri interamente spontanei anche io, ma temo che siano del livello “voglio quel panino”, non tanto oltre. Pazienza per questo, ma almeno i miei mediatori, sono distanti? Senza scomodare i vari Dostoevskij, almeno può essere Girard stesso il mio mediatore? È già comunque oltre ogni distanza di sicurezza. Scrivo la mia storiella, nessuno la legge, e io, come Don Chisciotte pensava che il mago Frestone avesse trasformato i giganti in mulini per togliergli la gloria, posso pensare che l’editore si è fatto troppi nemici, e continuare tranquillo la mia vita. Sarebbe invece diverso se stessi inseguendo un altro poverello, o molti altri poverelli, che orbitano nell’editoria italiana contemporanea, i quali pur restando marginalissimi, sono meno poveri di me nella moneta del riconoscimento, l’unica che gira nel settore, e che è praticamente vanità pura.

In questo secondo caso per le leggi di Dostoevskij dovrei mandare al mediatore il link a questo blog con una mail untuosa, e quando poi non mi risponde gli scrivo di nuovo una lettera in apparenza cortese dove preciso che speravo in un commento, anche negativo, per crescere, ma pure accenno viscidamente alla sua parentela con un assessore di Campobasso, lui non risponde ancora e così gli dedico un lungo scritto dolceamaro che potrebbe essere un’invettiva ma forse infine rivolta più a me che a lui, difficile dire, però lo cancello prima che chiunque possa leggerlo e invece pubblico su Facebook un sibillino: “chi vuole capire capisca”, però mia zia ci scrive sotto “cosa c’è Alessà stai male” e finisce che devo cancellare pure il post… eccetera. Visto che per temperamento sono più un pazzo scemo con manie di grandezza che non un rabbioso individuo del sottosuolo, il mio aereogramma finale  potrebbe essere così:

Girard5

 

(Alessandro Sesto)

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