“Quasi comunicanti” di Francesco Scapecchi

In fisica si dicono “quasi comunicanti” due forze o interazioni fondamentali che si verificano in un tempo simultaneo e in punti contigui dello spazio e che tuttavia non si influenzano reciprocamente in nessun modo.
Le due forze stanno lì, tangibili, effettuali, vicine, quasi si sfiorano, ma non hanno per nessuna ragione nessunissimo rapporto o contatto. Tronfie, superbe, narcise, esercitano la loro azione a tutte le scale di distanza ed energia, autonome, mute, risolute nello schermarsi a qualsiasi contatto, anche di simile o fratello.
Questo fatto è in realtà fondamentale e si può certo concludere che, per la buona riuscita della fisica tutta, ogni forza esistente è “quasi comunicante” rispetto a un’altra.
Se le forze comunicassero, infatti, non si sa davvero cosa potrebbe scaturirne. Potrebbero cominciare, cosa ne so io, per esempio a parlarsi, a scambiare due parole, a confrontare opinioni per passare il tempo nel mentre che esercitano la professione, e, si sa, da una presentazione cordiale e affettata a un invito a cena, è un attimo. Ci vuol poco, e ci è voluto spesso molto meno, per la nascita di un’amicizia.
E dopo? E dopo addio a tutta quanta la fisica! Inutile sarebbe perfino l’operazione pur necessaria di riscriverne tutti i libri di divulgazione. Sarebbe comunque la rovina. È scontato precisare qui che, in linea del tutto teorica, non ho nulla in contrario riguardo il libero scambio di opinioni e la liberalità del pensiero, nonché il sacrosanto diritto di sciopero (mai stato crumiro, io!); ma qui si sta parlando di forze! Se anche le forze si mettessero a reclamare il loro diritto al tempo libero, ve la immaginate tutta la grande armonia dell’universo? Se ne andrebbe a rotoli!
E che ve ne parrebbe di un mondo senza gravità o senza elettromagnetismo, se per l’appunto queste due forze, per definizione tra le più “quasi comunicanti” di tutte, invece di ottemperare saldamente al loro dovere se ne andassero mano nella mano al cinema, al parco, in montagna, a una gita in barca o, perché no?, in un albergo a ore?… Non mi pare il caso, infatti, proprio adesso, di cominciare a fare del moralismo…

Francesco Scapecchi

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