non le sopporto e allora penso che la sarta potrebbe fare qualcosa, vedere se c’è margine, possibilità di allargare, scucire l’orlo, recuperare un pezzo di stoffa, capita che ci si tenga larghi, capitava almeno, le cuciture all’osso fanno ora, e vado, scuce e manco un centimetro, e passa alla soluzione toppa con uno scampolo che non stoni, altra fantasia, altro tono, ton sur ton come si dice in francese, ma non ce l’ha un pezzo di stoffa che possa andare, una fantasia o un colore che si abbini, e rimesta e dice no, a me che sono già stufa, e una gonna?, azzardo io, mica posso tagliare sbieco, sarebbe un capo rimediato, ci sono cuciture che lasciano il segno, signora mia, cosa vuole che le chieda per un taglio sbieco?, nessuna idea, ma è per questo che ti innervosisci, perché invece sai come vanno a finire le cose che partono male, finiscono nel posto sbagliato, e prendi il vestito mezzo scucito, lo infili nella busta, giri sui tacchi e senti quella che ti urla dietro ma è matta!, e tu pensi matta sarà lei, tante storie per un taglio sbieco, la stessa deriva che prendono i rapporti, vedi Manlio, per esempio, che sarebbe da guastare, tagliare sbieco e ricucire, dopo quello che mi ha fatto, dopo quello che mi hai fatto, Manlio, non te l’aspettavi?, cosa ci posso fare se me l’ha servita su un piatto d’argento?, dici lamentoso, ma è la tua ultima battuta, non c’è da ricamarci sopra, faccio un nodo stretto al filo, buco il labbro inferiore, trapasso il superiore e inizio a cucire.
Cristina Pasqua
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