“Riposo” di Alice Paganini

Sì, piango ogni giorno, almeno una volta al giorno, ma questo non lo voglio dire. Piangere non significa niente, per quel che ne so potrebbe essere una questione ormonale. Mi manca l’aria, questo sì, ma anche qui rischiamo la metafora. La differenza tra metafora e realtà è che ti viene un dolore al petto, sordo e costante. Non un dolore insopportabile, va detto. Aprirsi accidentalmente un dito con un chiodo fa molto più male. Ma dura anche molto meno, lo concedo. Mi dà sempre una leggera nausea aprire l’app di incontri. Il prezzo del gioco è molto alto. Per giocare è inderogabile esserci. Non è ammesso di giocare per interposta persona. Siccome sta proprio adiacente alla mia stanza, mi angoscia sentire la porta dell’ascensore che si apre e si chiude. Mi rendo conto della natura delle cose solo quando sono in mezzo alle cose. Questo è davvero poco pratico. Come schivare le cose, per esempio melmose, se l’unica forma di conoscenza è l’adiacenza. Ho dei sassi in bocca che mi tengo in bocca e dicono più o meno: Non c’è linguaggio che tenga. Quindi siamo da capo a dodici.

Alice Paganini

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