Incontrai Maria sotto la statua della Madonna di Hiroshima e lei disse non sapevo che la Madonna fosse stata a Hiroshima e a me venne da risponderle che c’era stata sotto forma di bomba, ma all’ultimo mi tappai la bocca, e per fortuna!, perché d’improvviso venne a piovere e toccò di ripararci sotto i portici, da una posizione dove potemmo vedere – con un sobbalzo formidabile – un fulmine colpire la mano alzata della Madonna e la stessa mano e la stessa Madonna esplodere in mille granuli di marmo bianco che vennero sparati nella pioggia a raggiera, e fu solo perché fummo svelti a scansarci dietro una colonna che i detriti non ci colpirono, e quando il temporale finì, tutti bagnati, che la pioggia era piovuta di sghimbescio in barba al porticato, stupefatti vedemmo le briciole della ex-statua conficcate nella colonna che formavano la parola kunst, e io dissi che era una parola che mi suonava e lei disse vuol dire arte in tedesco, e io dissi vorresti dire che un fulmine ha appena creato dell’arte?, non intenzionalmente, no di certo, disse lei, allora io dissi potremmo smontare la colonna e portarla in tour per l’Europa e l’Asia, cosa che fece ridere Maria moltissimo – l’immagine di me che porto in spalla una colonna con scritto kunst lungo la strada di Marco Polo – ma quando mi rispose si fece seria e disse che non ne valeva la pena perché il mercato dell’arte era tutto un magna magna, davvero?, dissi, davvero, confermò lei, e proseguimmo la passeggiata.
Edoardo Arzenton
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