“Lo Smilodonte” di Daniele Varelli

Guardandosi allo specchio dopo la doccia, si vide grasso, flaccido, cadente. Decise di riprendere a fare sport. L’ultima volta che aveva sudato un po’ risaliva al Pleistocene, pensò ridacchiando fra sé. Ricordava quelle domeniche mattina quando insieme ad alcuni compagni, come lui adolescenti, andava a cacciare lo Smilodonte. Era bravo a lanciare pietre e sassi per spaventare l’animale, fino a quando precipitava in un burrone. Lo Smilodonte infatti, nonostante le grosse zanne, non era per nulla aggressivo, anzi era un animale timido e pauroso. Però quando si schiantava in fondo al crepaccio, iniziava il difficile, perché bisognava calarsi fra le rocce, recuperare la pesante carcassa e riportarla su. Ma eravamo ragazzi, fare un po’ di fatica non ci spaventava. Certo, pensò aggrottando la fronte mentre si infilava l’accappatoio, ormai ho una certa età. Inizierò con qualcosa di meno impegnativo. Ad esempio potrei cacciare un gatto. C’è un grosso gatto giallastro che viene sempre a pisciare qui di fronte, deve essere di qualche vicino. Ecco, inizierò da lui. Appese l’accappatoio, si asciugò i piedi, aprì la porta dell’appartamento, scese le scale e uscì sulla strada, rabbrividendo nella fresca aria del mattino.

Daniele Varelli

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