1
La signora Lia urlava sempre.
Quel dì s’era alzata con un terribile mal di stomaco. Suo nipote, Romano, le stava dietro, era piccolo, indifeso.
La domenica a Palermo è strana. Non ci sono troppi rumori, ho magiato col mio amico Nino.
È stata una giornata piacevole, senza troppi scossoni…
Sto realizzando che mia madre non c’è più.
E pure ci sono un bel po’ di cose da fare, una mostra, un reading, una bella festa.
Non sentiamo più il carnevale, è vero ci sono pochissime mascherine ma moltissimi coriandoli.
È vero. E hanno pure scavato un fosso dalle parti del mio letto per rifare le fogne e mi spavento che il palazzo cada.
Eugenio assentiva, assentiva, come uno che non sa da dove cominciare.
Mi giro intorno, il tempo passa più velocemente, e certe volte è un bene.
Paoletta certe volte dorme certe volte no.
Massimiliano lavora alacremente nella sua azienda di software.
Ci dilettiamo scrivendo sui blog o su facebook e la vita e i pomeriggi passano tranquilli anche peché abbiamo smesso con gli antibiotici.
Poetare è filosofare, lo lessi sul Moravia quando andavo a scuola.
Pomeriggio passato a bighellonare tra il Massimo e il Capo, Sant’Agostino e Via Stabile, col mio amico Nino che è un grande affabulatore.
Bis domenicale, ora aspetto di andare a un convegno sulla musica elettronica.
Finalmente lucido e sereno mi godo la mia casetta.
Oggi quella pazza di Anna mi ha fatto andare la giornata sottosopra fottendomi un pacco di sigarette, l’altra sera diceva che fra due anni saremmo morti. Insomma una tortura.
Mi rinfaccia che una volta le tirai le scarpe dal balcone. Però sa essere gentile e comprensiva (quando non fuma molto).
Andato a Mondello ma niente di che, la mostra era finita.
Le notizie di catastrofi si succedono l’una all’altra.
S’era al sei di dicembre e le giornate si allungavano.
Per fortuna alle 17:45 faceva notte e si poteva anche andare a dormire.
La volgarità era a basso costo.
Ci calmavamo con le canne, che non era facile, chi la voleva cotta, chi cruda.
Eravamo sotto la spada di Damocle dell’agenzia delle entrate.
– Ma che la tolgano -, dissi in modo autorevole. Sono dei ladri come sempre…
Leggo una frase al giorno.
Tra comodità e sigarette andiamo bene…
Me ne concedo quaranta al giorno…
C’è stata una strage in una discoteca ad Ancona, sei morti per la calca.
Così disse Marco e s’alzò un’alba meravigliosa.
– Domami è sabato -. Disse Anna dal suo letto con la sua businnes royal accesa tra le mani.
Affermazione a cui nell’evidenza non si sarebbe potuto controbattere.
Sono felice sotto sotto, felice del mio mestiere di scrittore.
Hannno ammazzato un barbone a piazzale Ungheria, lo conoscevo di vista e ci facevamo una discreta simpatia, non capisco come si possa ammazzare uno che non fa niente, ma l’ignoranza circola, serpeggia in questa città dai mille volti.
Oggi solita passeggiatina sull’806, quasi vuoto.
Ascolto Raitre, fa notte all’impovviso.
Valeria s’è destata. Prende il suo challe nero e va in cucina per un tè.
Dovrai pur fare qualcosa? Ma cosa, la città era immobile, eran le quattro e s’erano
sentite ma poi ci mancavano di nuovo le sigarette.
Avevamo ricaricato, mio padre si faceva sentire solo dalle nove alle nove e dieci del
mattino, per il restro dovevo sbattermela da solo. Un pacchetto di sigarette alle nove, poi all’una e via.
Un pacco di spaghetti, due condimenti, un filone di pane.
Sono contornato da persone buone.
Penso di andare a Mondello e poi alla Vodafone con mio padre.
Ho cambiato idea, prendo il 102 e di pomeriggio vado in piazza a Mondello.
No, alle 16:30 mi vedo con mio padre.
Nello sciorinare questi pensieri e accadimenti Massi prese i ferri del mestiere e cominiò a progettare computer mini.
Io aspettavo fremente le quattro e mezza.
Valeria stava pensando al viaggio sulla neve, Dora serebbe rimasta con Valentina.
Passeggio per via Ruggero Settimo sentendomi parte della massa e parte no. Incontri varia umanità, ma è sempre un piacere.
Stiamo bene io e Anna al Borgo. Siamo attorniati da gente gentile e accomodante.
2
Oggi papà è una furia perché non so aspettare. È passato un Natale tranquillo e un po’ nostalgico.
Ho parlato ora ora con Sere e dice che è una furia perché non ha dormito.
Anna non c’è.
È tornata.
Gioco tra preamboli e la nuova di Vasco e assaporo il piacere serale di indossare una
vestaglia di ciniglia.
Sto leggendo Proust che m’intriga non poco. Ho letto molte volte l’ Ulysses di Joyce ma mai tutto d’un fiato come solo certi coyotes sanno fare.
Sto inorgogliendomi, hanno sparato un botto, siamo nelle vicinanze di Capodanno.
Ho assaggiato un’iris con la ricotta degna del paradiso. Ne ho lasciato un po’ ad Anna, che già dormicchia sul letto.
Si sta bene anche soli, ma con lei c’è più movimento, meno pensieri contorti e una
tranquillità favolosa.
Anna sa creare l’atmosfera.
Oggi gioca il Palermo.
3
Il mestiere di scrittore richiede molto tempo. Leggo sempre il vangelo.
La città era umida come fosse Venezia, c’era il matto barbone che spero di non incontrare, poi la leggerezza e la grazia erano di moda.
Ero realmente indeciso se andare a Mondello.
Capodanno casalingo. Scenderò alle cinque.
Ascolto radio Montecarlo in attesa del concerto di Goran Bregovich.
Mi ascolterò il discorso del presidente e poi alle dieci scenderò, vorrei trovare champagne gratis e bere un po’.
E invece non è andata proprio così. Mi sono messo a letto alle undici, poi ho brindato con Anna e ci siamo rimessi a letto. Pioveva.
Siamo soli, io e Anna. Ho incontrato Gilda che m’ha gentilmente prestato venti euro.
4
L’isteria di *** è venuta fuori. Io mi godo questo pomeriggio solo nella mia casetta.
È venuta Anna, siamo una comitiva.
E si andava ai convegni sulla letteratura femminile e quelli sulla musica bizantina a Sant’Antonio allo Steri.
Avevamo il Depakin in corpo e ci sentivamo risollevati, ci saremmo andati in pastrano verde e avremo incontrato un po’ di palermitani, gente perbene, professori.
Alla tv, rotta, c’eravamo visti tv talk e ora Italia Si.
Si agoganva di uscire. Avremmo mangiato pollo dagli indiani.
5
Tutti in trippa per Sanremo.
Foglie nuove, travestite, occhiate coi posteggiatori.
Salvo che mi dà sempre la sigaretta.
Fra un po’ devo scendere. La tele è mezza rotta, cazzo e il mio papà non me la compra.
Ho un maglioncino di pile grigio che è una figata. Ho sentito mamma alla radio.
No, ciccia, dormi sonni tranquilli.
Chiamo Sam, gli dico, me li presti quindici euro per un po’ di sballo, e lui mi dice no.
Sono in una dimensione nuova, dimensione da orfano di madre ma che ha anche le sue meraviglie.
Mi alzo presto, non disturbo Anna che amo quando si alza prima di me. Faccio il caffè e poi mi accendo la prima sigaretta. Aspetto le nove e vado da mio padre per farmi dare un po’ di soldi e faccio la spesa al Capo.
Foglie nuove che si rinverdiscono sui gradini assolati di via Scinà con Anna che dorme.
Senza droghe soltanto un po’ di sigarette, è morto quello dei Prodigy.
La casa è bella, piena di porte. Faccio i conti per lo sballo e il mangiare. È morto Eldo, il clarinettista, l’amico di Gianni.
Anna sostiene che stiamo regredendo, io, al contrario sostengo che stiamo progredendo a mambassa verso altri venticinque anni di quiete e dieci di sofferenze per poi crepare.
Ah, signora mia, il crepare, lo trovo odioso, coglie le persone alla sprovvista e le toglie da madre terra.
Le chiude al calduccio di bare d’acciaio mentre noi stabiliamo collegamenti coi morti anche quando mangiamo le cose che crescono sottoterra, le radici in una sola parola.
Nel palazzo si sentono rombi, ogni ora, come delle battute sui muri, come pugni d’una persona furibonda, ma allargano la dimensione dello spazio. Ogni suono o rumore allarga la dimensione dello spazio.
È bello stare al centro, se non fosse che hanno sfossato proprio dinanzi casa mia sarei molto più tranquillo.
6
Non parto da due anni e forse più. Però sto nel quadrilatero della moda.
Valeria non si fa sentire e neanche Dora, accendo le pompe di calore e mi sento in un’agenzia di viaggi.
Per fortuna ho un po’ di haschisch che mi tiene compagnia, anche perché non mi telefona nessuno.
Non capisco perché Gianluca sui faccia i cazzi suoi, non capisco perché non mi telefonino visto la mole di curricula che ho mandato.
La telematica è una figata pazzesca.
Due settimane fa, ho visto la conferenza di uno storico dell’arte alla Feltrinelli di via Cavour ed è stato divertente. Ha pure tuonato, è scesa una gran pioggia e noi eravamo riparati all’interno del negozio, hanno offerto anche del vino Planeta. Si parlava di arte, declinata in sei sostantivi. Una reale presa di posizione di potere che non sa il significato vero di arte che oramai è morta.
E invece l’arte è infinita, un motivo in più per pensare all’immortalità di mia madre.
Eldo lo incontravo al Maalox.
Vedo dalla mia finestra una palma e dei palazzi tutti in fila, Uwe è in Austria, un Romeo alle Canarie, dove mi sa che farò il mio buen retiro.
A Las Palmas de Gran Canaria.
Ci sono stato, è stato uno dei viaggi più belli che ho fatto. Vi sono andato solo e subito ho incontrato un torinese. Ci siamo sistemati al Valkiria e lì abbiamo passato sei giorni eccezionali. Furono i giorni dell’incidente aereo a Capo Gallo.
Scriviamo in molti, chissà Giosuè o Gianfranco che fanno e su che cosa stanno
scrivendo…
Oggi mi va di affondare nel caffè.
Ma mi devo contenere perché se ne bevo troppi vado di matto.
Un’altra caffettiera, nella sua cucina, tre metri per tre metri, con il poster cocacola di Schifano e le mattonelle come quelle del Torquemada.
Convivendo ci si assomiglia sempre di più, ho preso le movenze di Anna, il suo fare un po’ da vabenetutto così, il suo siciliano stretto e il suo riserbo per le sconcezze e tutto il resto.
Mi accavalla sempre le tovagliette ma cucina da sballo.
Ieri Marco m’ha detto se conoscevo On the road di Kerouac, io non risposi, è ovvio me lo regalò Giada una decina di anni fa. Dopo Jack Kerouac ho letto Bukowsky.
Lo leggevo sempre in bagno.
Marco ieri ci ha fatto ascoltare i Prodigy.
Muore giovane colui che al cielo è caro, mi verrebbe da pensare con Menandro.
Il fatto di Ancona m’ha stupito non poco, m’ha addolorato. Poi ce lo riproporranno ogni anno in televisione. E ricorderemo l’increscioso accaduto, perché il ricordo fa vivere i morti, il ricordo li materializza. Viviamo nei pensieri degli altri, questa è la resurrezione, viviamo nell’allegria dei pensieri degli altri. I tre giorni della morte vera sono perché tutti non pensano che a scacciare il pensiero della persona morta.
Il pensiero positivo, la mancanza vera avviene dopo tre giorni. Tre è un numero magico, è la trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo.
Il numero preferito di mamma era il tre.
Mi sto rifocillando, passano le quattro.
Valeria si alza, fortunata lei col padre e la madre vivi.
Fumo sigarette di contrabbando, le trovo buone.
Il sorriso di Emanuela su Facebook trasuda attaccamento per la famiglia, tutti siamo attaccati alla famiglia.
– Certe volte non ci sono stelle -, disse Massi mentre era alle prese con una Mini Minor da assemblare.
Era un gioiellino in metallo che riproduceva la macchina dei miei vent’anni in miniatura.
Adesso che ho due Facebook può andar meglio.
La contessina de Laurye stava sorridendo e Gianfranco ci ruttava e petava al telefono quando meno ce lo aspettavamo.
Mi ricordo del corpo basso di Cozzo, il ricercatore di greco che invitava tutti al silenzio per far passare le ore e poi D’Ippolito di cui non seguii neanche una lezione.
Molte volte prendo il 101 per andare alla Myes dove ho fatto un corso di inglese meraviglioso.
Domani vado al call center di via la Marmora.
Che impressione quel bimbetto che sapeva tutto di biologia.
Apro Facebook e vedo una fotografia di Eldo, poveretto e poi Greta che salta felice al carnevale di Sciacca e Margheritina sulla vespa che troneggia a casa di Sigi.
Mi ricordo di Jesus, di com’era compassionevole.
Oggi un altro sorso di caffè, mi seno in un bar qui al terzo piano della casa del Borgo che accoglie come sempre moltissimi ragazzi e ragazze di Palermo.
Ho paura dell’Alzheimer, di non riuscire a ricordare le cose. Chissà che starà facendo per ora Asia Argento, coi suoi bimbi, o il padre Dario che magari starà scrivendo la sceneggiatura di un horror.
Ma quel bambino che parlava di biologia dove l’ho visto?
Ah, ecco, da Cristina Parodi nel suo incantevole preserale domenicale chiamato La prima volta.
Devo fumare di meno.
È morto l’ematologo Lo Coco, è spuntato giustamente sul Sicilia, tutti i personaggi
celebri morti spuntano sui giornali.
7
C’è una luce bellissima, la sera sta avvicinandosi, e le case sono più umide.
C’è una nebbiolina bellissima.
Ho messo la lavatrice. Si parla di Emanuela Orlandi.
Moriremo negli anni cinquanta nel migliore dei casi.
Mi ricordo di quando un bambino mi ha tolto la catenina e il quadro di Caputo scagliandolo a terra con una violenza inimmaginabile.
Vorrei partire, andare per concerti, teatro lirico, ristoranti, città, Rio de Janeiro. Ma ci devo arrivare coi miei soldi.
Ora spunta che Flint s’è suicidato.
Mi manca Laura.
Ascolto Raidue, Lillo e Greg, una trasmissione carina.
Ho scorso il feilleuton di Facebook mettendo mi piace di qua e di là.
L’unica via contro la barbarie razzista di Salvini è la cultura.
La musica produce endorfine e le endorfine fanno stare bene. La storia, il racconto, come una matassa di lana permea la casa. Fuori una nuvola rosa si staglia all’orizzonte.
Giacomo è stato tradotto in tedesco, provo una sincera ammirazione per lui.
Mi ricordo di quando strimpellavo il pianoforte a casa di mia nonna Mara, i pranzi dopo il divorzio, le estenuanti domeniche con papà e nonno che si contrastavano.
[…] Nuove foglie di Silvano Baldi su Blogorilla Sapiens […]
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