Da Gargantua e Pantagruele, Libro II, Capitolo VII
Come Pantagruele andò a Parigi e i bei libri che trovò nella biblioteca di San Vittore
(trad. Augusto Frassineti, Gorilla Sapiens Edizioni 2018)
[…]
Fatto questo, Pantagruele se ne andò a Parigi con il suo seguito, e, come entrò in città, tutta la gente si rovesciò per le strade per vederlo, perché voi sapete bene che il sedizioso popolo di Parigi è sciocco al naturale, col bequadro e col bemolle. Tutti lo guardavano a bocca aperta e non senza gran paura che si prendesse sotto braccio il Palazzo di Città per portarlo magari in qualche luogo fuori mano come suo padre si era portato via le campane di Notre-Dame per attaccarle al collo della sua giumenta.
Dopo qualche tempo, essendosi dedicato convenientemente allo studio delle sette arti liberali, Pantagruele venne nella convinzione che Parigi era una città buona per viverci ma non per morirci, perché gli straccioni di Sant’Innocenzo si scaldavano il culo con le ossa dei morti[1]; e che la biblioteca di San Vittore era superlativamente magnifica soprattutto per alcuni libri che vi trovò; dei quali ecco il catalogo:
– Cariola salutis.
– Bragheta Juris.
– Pantofla Decretorum.
– Malogranatum Vitiorum.
– Il Bandolo teologale.
– Lo Spolverino dei predicatori, composto da Turlupino.
– Le Pachidermocoglie dei prodi.
– Le Fave porcine per vescovi.
– Marmotretus, De baboinis et cingis, cum commento Cecetorbi[2].
– Decretum Universitatis Parisienis super muliercularum plenitudine tafanaria ac mamellaria ad libitum simulata.
– L’Apparizione di Santa Geltrude a una monaca che aveva il mal di madre.
– Ars honeste petandi in societate, per M. Ortuino[3].
– La Mostardiera della penitenza.
– Lo Stivaletto di pece, ovvero il borzacchino della pazienza.
– Formicarium Artium.
– De brodiorum usu et honestate crapulandi, per Silvestrem Prieratem, Jacospinum[4].
– Il Cornuto a corte.
– La Gerla dei notai.
– Le Coglie da matrimonio.
– Il Crogiolo di contemplazione.
– Le Bagatelle del Diritto.
– Il Pungolo del vino.
– Lo Sprone del formaggio.
– Depataccatorium scolarium.
– Tartaretus, De modo cacandi.
– Le Fanfare di Roma.
– Bricot, De differentiis zupparum.
– Il Culetto quaresimale.
– La Ciabatta dell’umiltà.
– Il Tripode dei buoni pensieri.
– Il Calderone di magnanimità.
– Gli Accrocchi dei confessori.
– Le Meringhe dei curati.
– Reverendi Patris Fratris Lubini, provincialis Pissipissiae, De sfanfanandis lardonibus libri tres.
– Pasquilli, Doctoris marmorei[5], De capreolis cum articiocchis comedendis, tempore Papali ab Ecclesia interdicto.
– L’Invenimento della Santa Croce[6], a sei personaggi, rappresentato dai dottor sottili.
– Gli Occhiali dei Romìpeti.
– Majoris, De modo faciendi budinos.
– La Cornamusa dei prelati.
– Beda, De optimitate triparum.
– Il Compianto degli avvocati per la riforma delle sportule.
– I Garbugli dei procuratori.
– Sui Piselli al prosciutto, cum commento.
– La Profittarola delle indulgenze.
– Preclarissimi Juris Utriusque Doctoris Magistri Pilloti Grattabaiocchis, De Raffazonandis Glossae Accursianae Bagolis, Repetitio albaclarior dilucidissima[7].
– Stratagemata Francarcieri, di Bagnolet[8].
– Guardianuvole, De re militari, cum figuris Tevoti[9].
– De usu et utilitate scorticandi caballos et caballas, authore Maestro nostro de Quebecu.
– La Malacreanza dei pretonzoli.
– Maestro nostro Rostocostogambadasina, De Mustarda post prandium servienda, lib. quatuordecim, apostillati da M. Vaurrillon.
– Il Coglionatico dei Promotori ecclesistici.
– Quaestio subtilissima, utrum chimera in vacuo volitans possit comedere secundas intentiones, et fuit debatuta per decem hebdomadas in concilio Costantiensi.
– Il Cacafieno degli avvocati.
– Barbugliamenta Scoti.
– La Nottola dei Cardinali.
– De Speronibus removendis lib. undecim, per M. Albericum de Rosata.
– De castrametandis crinibus, lib. tres, dello stesso autore.
– L’Entrata di Antonio de Leiva nelle terre del Brasile[10].
– Marforii Baccalarii Jacentis Romae, De strigliandis et paramentandis cardinalium mulis.
– Apologia dello stesso autore contro coloro i quali dicono che la Mula del Papa mangia solo alle sue ore.
– Prognosticatio que incipit «Silvi Zebedei ballata», per Magistrum nostrum Cattanimbos.
– Budarini episcopi, De emulgentiarum[11] profictibus giaculatoriae novem, cum privilegio papali ad triennium et postea non.
– Il Fichino delle Pulzelle.
– Il Culo spelato delle vedove.
– La Cocolla dei frati.
– Il Pissi-pissi dei Padri Celestini.
– Il Pedaggio dei manducanti[12].
– L’Arrotadenti dei gaglioffi.
– La Trappola dei teologi.
– Il Punzone dei mastri d’arte.
– I Marmittoni di Ockam a tonsura semplice.
– Magistri nostri Strippaguazzettis, De lardellationibus horarum canonicarum libri quadraginta.
– Mazzaculum confratrium, incerto authore.
– La Caverna dei buzzoni.
– Il Lezzo degli Spagnoli, superdecantilicantato da Frate Inigo.
– L’Assenzio vermifugo dei lavamarmitte.
– Poltronismus rerum italicarum, authore Magistro Bruleferl[13].
– R. Lullius, De baloccamentis principum.
– Parpagnaccatorium pinzoccheriae, authore M. Jacopo Hocstratem, hereticometra.
– Scaldacoglioni, De Magistro nostrandorum Magistro nostratorumque tabernis, lib. otto galantissimi[14].
– Lo Spetazzamento dei bollisti, copisti, correttori, abbreviatori, referendari e datari, compilato da Mastro Regis.
– Almanacco perpetuo per Gottosi e Impestati.
– De modis spazzandi fornellos, per M. Eccium[15].
– Lo Spago dei mercanti.
– Gli Agi della vita monacale.
– L’Intingolo dei bigotti.
– La Storia dei Farfarelli.
– La Pitoccheria dei Millesoldisti[16].
– I Raggiri degli Officiali.
– La Pellicina dei battiloro.
– Balocatorium Sorboniformium.
– Antipericatametaparlamadoscamphicribationes fratrum merdicantium[17].
– Il Friggiculo[18] dei poetastri.
– Il Soffietto degli alchimisti.
– La Ficasfatta dei questuanti, rattacconata da Fra Stringiforte.
– Gli Impedimenti della Santa Regola.
– Il Batocchio dei campanari.
– Il Bastone della vecchiaia.
– La Musoliera della nobiltà.
– Il Padrenostro della scimmia.
– I Manichini di Divozione.
– La Marmitta delle Quattro Tempora.
– Il Mortaio della politica.
– Lo Scacciamosche degli Eremiti.
– La Barbuta dei Penitenzieri.
– Il tric trac dei monaci puttanieri.
– Mastro Buzzurro, De vita et honestate bellimbustorum.
– Lyripipii sorbonici Moralisationes, per M. Leopoldum[19].
– Le Pallependule dei viaggiatori.
– Potiones episcoporum vinolentium[20].
– Tarraballationes Doctorum Coloniensium adversus Reuchlin[21].
– I Cembali delle dame.
– La Martingala dei cacatori.
– Le Giravolte dei marcatori di pallacorda, di F. Piedipalle.
– Gli Scarponi del fegatoso.
– La Mascherata dei fistoli e dei folletti.
– Gerson, De deponendo pape ab Ecclesia.
– La Treggia dei promossi e dei graduati.
– Giov. Riccobrodo, De terribilitate excomunicationum libellus acephalos.
– Ingegnositas invocandi diabolos et diabolas, per M. Guingolfum.
– Lo Spezzatino dei Trappisti.
– La Moresca degli eretici.
– Le Bevute[22] di Gaetano.
– Immollagrugni doctoris cherubici, De origine gattemortuarum et torticollorum ritibus lib. septem.
– Sessantanove breviari in conserva di sugna.
– L’Epa croia dei cinque ordini dei Mendicanti.
– La Pelletteria dei mangialupini, estratto dal borzacchino giallo incornifistibulato nella Summa Angelica.
– L’Abbacone dei casi di coscienza.
– La Giara dei presidenti.
– Il Cazzodasino degli abati.
– Sutoris, Adversus quendam qui vocaverat eum farabulonatorem et quod farabulonatores non sunt damnati ab Ecclesia.
– Cacatorium medicorum.
– Lo Spazzacamino dell’Astrologia.
– Campi clysteriorum, per Symphorien Champier.
– Il Tirapeti degli speziali.
– Il Baciaculo di Chirurgia.
– Justinianus, De Cagotis tollendis.
– Antidotarium animae.
– Merlinus Coccaius, De patria diabolorum.
Dei quali alcuni sono già stampati e gli altri in corso di stampa in questa nobile città di Tubinga.

NOTE
[1] Il cimitero degli Innocenti era il più antico della città, ed essendo sovraffollato, i resti dei morti venivano dissotterrati e stivati sotto un porticato dove si veniva a passeggiare, e dove convenivano, numerosi, gli straccioni.
[2] Probabile allusione a un tale Des Orbeaux , dotto francescano che insegnava a Poitiers alla fine del XV secolo.
[3] Mastro Arduino, teologo di Colonia, nemico di Erasmo e bersaglio abituale degli strali degli umanisti.
[4] A Parigi, i frati domenicani fondarono il loro primo convento nella via San Giacomo, perciò vennero chiamati giacobini o jacopini. Silvestrem Prieratem Jacospinum, cioè Silvestro da Priero Jacopino, aveva composto una summa dei casi di coscienza e un’apologia delle indulgenze.
[5] Si tratta del «Pasquino», il famoso frammento romano di statua antica, recapito tradizionale di epigrammi anonimi.
[6] Gioco di parole tratto dal gergo della mala: Santa Croce era anche una moneta con impressavi una croce.
[7] In questa stoccata contro Accursio (v. supra, Libro II, cap. V) si riflette il disprezzo degli umanisti per i glossatori medievali che commentavano le Pandette nell’ignoranza della lingua greca.
[8] I francarcieri, antica milizia francese, avevano fama di grande poltroneria.
[9] Guardianuvole, traduce liberamente Franctopinus, cioè Franc-taupin, che era il soprannome dei francs-archers. Tevot era il nome di uno smargiasso nelle commedie del tempo.
[10] Allusione alla inutilità dell’invasione della Provenza da parte di Antonio de Leva, generale di Carlo V.
[11] Gioco di parole a proposito del mercato delle indulgenze (emulgenze da emungere, mungere, in luogo di indulgenze).
[12] Gioco di parole: manducanti per mendicanti, i frati questuanti.
[13] Stefano Brulefer, cordigliere, dottore in Teologia della facoltà di Parigi, il più autorevole rappresentante dello scotismo in Francia e perciò detestato dagli umanisti. Ma il titolo della sua presunta opera, più che lungimirante, appare oggi addirittura profetico.
[14] Magistronostrandi e magistronostrati: così erano chiamati rispettivamente gli addottorandi e gli addottorati in teologia.
[15] Eccium, storpiatura del nome del Mastro Jean Eck, avversario di Lutero.
[16] Nel testo «Millesoldiers». Così erano chiamati i minorati di guerra ai quali si elargiva una pensione di 1000 soldi. La loro pitoccheria era proverbiale.
[17] Storpiatura oltraggiosa: sta per frati mendicanti o monaci in generale.
[18] Specie di lumaca che frigge quando butta la bava.
[19] Moralizzazione della berretta dottorale sorbonica, di Mastro Leopoldo.
[20] In francese nel testo, con un gioco di parole intraducibile fra éveques portatifs (vescovi in partibus) e éveques potatifs, cioè bevitori.
[21] Allusione alle polemiche fra l’umanista Reuchlin e i teologi conservatori di Colonia che propugnavano la distruzione dei libri ebraici.
[22] Nel testo «Les Henilles»; parola sconosciuta.