Racconto: “Dove vai in vacanza?” di Walter Comoglio

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INVERNO

Io e Marika, considerato che andare a Praga per l’ultimo dell’anno ci veniva a costare qualcosa come 400 euro a testa solo di viaggio, abbiamo deciso di andare a Savona a vedere il mare d’inverno. Abbiamo prenotato per la notte del 31 una pensione accanto alla stazione. Marika mi ha detto che non avrebbe mai immaginato di passare un capodanno a Savona. L’alternativa era andare in Val d’Aosta e dormire in macchina. Ma Savona ci intrigava di più.

Ho preso l’autostrada da Fossano per dare più enfasi al concetto di vacanza.

Attorno a Ceva Marika si è messa a piangere, non so il perché. Mi ha detto che non faceva nulla, erano problemi suoi. Sul tratto appenninico ci veniva addosso nebbia ghiacciata. Poi, abbiamo visto le ciminiere dal finestrino e abbiamo riconosciuto Savona. A Marika è venuto in mente che gli sarebbe piaciuto andare in un lounge bar, tipo quelli americani. Mi ha detto però che si sentiva provata per il viaggio. Allora abbiamo mangiato un kebab sul lungomare. Il mare a Savona è grigio, sembra più un fiume. Tirava un vento umido che si chiama Grecale. Non c’era nessuno in giro. Era il mare di inverno. Mi è venuta in mente quella scena di Ugo Tognazzi che si mette a piangere quando pensa al filetto.

“Come ti sembra?” dissi. Lei tossì.

Ci sarebbe stata una cover band di Ron a suonare in piazza la notte di capodanno. Pensai a una canzone di Ron, una qualsiasi, ma non mi venne in mente nulla. Abbiamo dormito divinamente.

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PRIMAVERA

Io e Marika abbiamo deciso che a Pasqua ci sarebbe piaciuto vedere una capitale europea in cui non va mai nessuno. Allora siamo andati a Vaduz, nel Liechtenstein. A Lugano ci hanno fermati e mi hanno scambiato per un turco. Ho fatto vedere il passaporto ma i doganieri scuotevano la testa. Li ho convinti che ero Italiano perché mi sono messo a imitare Bruno Pizzul e allora mi hanno creduto. Mi hanno chiesto comunque di non aprire attività, io gli ho risposto che non c’erano problemi. Tra Svizzera e Lichtenstein la polizia ci ha fermato altre sei volte. Una volta ho dovuto cantare “Vivo per lei” a bordo strada per dimostrare che ero Italiano. Me la sono cavata.

Siamo arrivati a Vaduz stanchissimi. Abbiamo trovato un campeggio dietro la piazza principale. Non c’era più neve e si percepiva la noia nell’aria. La cosa che ci ha subito colpiti è che a Vaduz non c’è asfalto sulle strade e sulle piazze. È tutto prato. Ben tenuto, tra l’altro. Non ci è stato difficile mettere i picchetti alla tenda. Era una situazione abbastanza particolare. Passeggiavamo tutto il giorno con l’impressione di essere sempre nello stesso posto. La seconda sera mi sono ubriacato e mi hanno arrestato. Mi hanno di nuovo scambiato per un turco. Chissà cosa mai gli hanno fatto i turchi a questa gente. Comunque ho fatto amicizia con il secondino. Mi ha detto che pensa sempre al suicidio perfetto. Gli ho detto che – nonostante fossi stato arrestato – tutto sommato la consideravo un’esperienza umana positiva. Lui si è messo a piangere e mi ha abbracciato.

Si, è stata un’esperienza umana positiva.

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ESTATE

Io e Marika quest’estate volevamo fare qualcosa di diverso. Allora ho fatto il pieno alla Fiesta e mi sono messo a guidare finché non mi è venuto sonno. Sono arrivato fino a Porto Tolle, in provincia di Rovigo ed è un bene perché dopo sarei finito nel mare. Porto Tolle pare trascinarti verso il basso. A tratti mi pareva di camminare in pendenza, percepivo una gravità davvero accentuata. Marika mi ha detto che Porto Tolle le sembrava uno di quei posti in cui ti ritrovi nei sogni. Siamo andati in un ristorante dove il cameriere aveva un occhio solo al centro della fronte. Mi ha detto che è l’unico caso in Italia, ma di non preoccuparsi che è abituato a essere al centro dell’attenzione. Ho mangiato le anguille, erano buone ma mi sono rimontate subito dopo. Marika ha fatto anche il bagno alla foce del Po. È andata avanti tutto il tempo a buttarsi in acqua nel Po un attimo prima che il fiume si gettasse nell’Adriatico. Mi ha detto che era come una cascata mentale, o qualcosa del genere. Una sera c’era una festa al centro sportivo e ho conosciuto un altoatesino simpaticissimo che insisteva per farmi fidanzare con sua sorella. Gli dissi che ero già impegnato, ma comunque apprezzavo la sua compagnia. Ma lui ha attaccato una storia drammatica tipo Anna Frank, della sua famiglia intendo, e a me è venuta voglia di vomitare. Marika invece iniziava a divertirsi e si è anche scambiata gli indirizzi con una ragazza che ha conosciuto in una torbiera. Le ho chiesto perché proprio gli indirizzi ma non ho ricevuto risposta. Il mare era verde e malaticcio. Anch’io non mi sentivo tanto bene. Ho chiesto a Marika se potevamo andarcene da lì. Lei mi ha risposto “vai tu che io me la sto godendo alla grande”. Quindi ho deciso di andare via un po’ prima. Marika ha detto che ci vuole tornare.

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AUTUNNO

Io e Marika abbiamo deciso che avevamo bisogno di qualcosa di diverso. Per cui siamo andati un fine settimana ad Arquata Scrivia (AL) a mangiare le castagne. A un certo punto ha iniziato a nevicare misto pioggia e Marika si è emozionata. Ha detto che non era mai stata così triste prima d’ora. Ho provato a pensare qualcosa di profondo da dire, poi ho lasciato perdere. Non era stagione di castagne, mi hanno detto. Non pensavo che fosse così tassativa la cosa. Ad Arquata Scrivia però ci sono così tante farmacie che prima o poi finisci per comprarti una medicina. La concorrenza è tale che le vendono senza ricetta. Abbiamo provato la Viloxazina, uno stimolante, sciolta nell’amaro Montenegro e ci hanno consigliato di abbinare qualche cristallo di Ketamina al Tachifluidec. Ho avuto un’ora e mezza di assoluto furore sessuale, poi sono rimasto in catalessi per 7 ore consecutive. La mattina dopo pisciavo sangue. Comunque ho come l’impressione che ad Arquata Scrivia abbia ritrovato qualcosa di me stesso.

(di Walter Comoglio)

 

 

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